Filosofo e fisico tedesco. Insegnò Fisica nelle università di Graz
(1864-67) e di Praga (1867-95), ottenendo poi la cattedra di Filosofia a Vienna.
Contemporaneamente a R. Avenarius, ma indipendentemente da lui, sviluppò
la concezione filosofica conosciuta come Empiriocriticismo. Riallacciandosi a
Hume,
M. intende partire dall'esperienza pura, ossia dalla sensazione,
come sola realtà accertata e fonte prima di ogni sapere. Entità
quali
sostanza, causa, io, non risultando come dati dell'esperienza,
vengono respinte come illeciti. Gli stessi concetti di atomo, massa, forza non
sarebbero che degli strumenti fittizi per la sistemazione dei dati sensibili
secondo schemi razionali. Gli oggetti si riducono a semplici aggregati di
qualità sensibili. L'
io è ogni volta, appunto, l'insieme
dei dati percepiti. Non vi è quindi alcuna distinzione tra soggetto e
oggetto: ambedue si identificano in un'unica realtà psicofisica. Anche i
concetti e le leggi di natura non corrispondono a delle entità obiettive.
La coscienza, non avendo un infinito potere di rappresentazione, deve
risparmiare le sue forze. Concetti e leggi hanno quindi un carattere di
economicità. Tale economicità si raggiunge con l'adattamento che,
a sua volta, risulta da due fattori: una sintesi, con cui si subordina il
diverso a un unico punto di vista, e un'esclusione, con cui si tralascia, quando
non è indispensabile per la legalizzazione del fenomeno, la previsione
dei suoi casi. Quanto ai criteri di scelta degli elementi scientifici, essi
dipendono dalla comodità, dalla tradizione e dall'abitudine che li rende
familiari. Dove s'incontra del nuovo si imbastiscono analogie con il già
conosciuto. Poiché non esprime delle verità assolute, ma tende
all'economicità, la scienza progredisce e si modifica con il tempo,
secondo il principio dell'evoluzione. Quanto alla filosofia, essa è, a un
tempo, la somma dei risultati ultimi delle singole scienze e la critica dei
concetti e dei metodi scientifici. La concezione di
M., al quale si
debbono anche fondamentali ricerche di aerodinamica, fu duramente attaccata da
Lenin nell'opera teorica
Materialismo ed Empiriocriticismo, il cui fine
dialettico era di confutare il tentativo di alcuni iscritti al partito di
allineare il marxismo al positivismo scientifico di
M. Secondo Lenin "la
filosofia di
M. scienziato è, rispetto alla scienza, ciò
che è per Cristo il bacio di Giuda". Egli riconduceva pertanto il
positivismo di
M. alla tradizione filosofica di Hume e di Kant e, come
già Engels, lo considerava smentito dal fatto che le enunciazioni possono
essere empiricamente verificate. Annoverata tra i classici è l'opera
fondamentale del
M.
La meccanica nel suo sviluppo storico (1883).
Tra le altre sue opere ricordiamo:
I principi della teoria del calore
(1896);
Contributi all'analisi delle sensazioni (1896);
Conoscenza e
errore: schizzi sulla psicologia della ricerca (Turas, Moravia 1838 - Haar,
Baviera 1916).